Nella Valle de Bravo, a due ore di auto in direzione sud-ovest da Città del Messico, un complesso di cinque case per le vacanze calate con attenzione in una fitta pineta. Si presentano come volumi abitabili astratti, in grado però di integrarsi nel paesaggio creando un percorso architettonico in linea che, assecondando l’orografia del luogo, si inserisce tra gli alti pini esistenti

Tema del progetto era costruire un complesso di cinque case per le vacanze in una vasta area boschiva con un microclima particolare, prodotto dall’essere in montagna all’interno di una fitta foresta di pini, con un lago nelle vicinanze e un deserto poco lontano.

Le caratteristiche paesaggistiche con la fitta presenza delle alberature e la conformazione del terreno, con un dislivello di 10 metri tra l’accesso superiore dalla strada e la posizione della prima casa ubicata all’estremità opposta dell’area disponibile, sono state le condizioni con cui Héctor Barroso, che conosce e frequenta questa località da quando era piccolo, si è confrontato nel definire la soluzione planimetrica di progetto.

Questa individua una linea in diagonale tra gli alberi per allineare, distaccate una dall’altra, le cinque costruzioni che a loro volta sono delle riuscite microaggregazioni urbanistiche; case composte dalla sommatoria di volumi geometrici elementari chiamati a comporre una riuscita sequenza di elementi geometrici scultorei e compatti, distribuiti su due livelli all’intorno di un patio centrale e aperti verso una terrazza con piscina rivolta verso sud, affiancata da un giardino paesaggistico che si stempera nella natura.

Le pareti in mattone sono state trattate con una sorta di intonaco velato creato con il terreno di scavo delle fondazioni lasciato in sito: “Abbiamo sperimentato più rosso, meno rosso, abbiamo provato diverse quantità di cemento. (Taller Héctor Barroso)"

Dalla zona di arrivo, elevata rispetto all’insediamento complessivo, le case si presentano nella loro sequenza come dei solidi geometrici materici e terrosi, pressoché privi di aperture e caratterizzati dallo ‘scavo’ delle scale contenute dalla alte murature dei due livelli.

Scale che erodono gli angoli delle costruzioni in vari punti mostrando la sequenza dei gradini nella loro proiezione inferiore, trasformando così quello che comunemente è il ‘sottoscala di risulta’ in un’efficace e precisa figura astratta. Le abitazioni unifamiliari misurano una superficie di 340 metri quadrati e si ripetono nella soluzione di progetto in modo identico.

Ognuna è composta da sei blocchi-stanze monolitici, quasi a riprodurre il modello di terracotta di studio, di uno o due piani raccolti all’intorno del patio centrale. Le case voltano le spalle, con i loro muri ciechi, alla strada sterrata di accesso a nord, in modo da garantire la necessaria privacy e ridurre al minimo la perdita del calore interno.

Da questo punto di vista il fronte sud di ogni costruzione presenta invece ampie aperture che, se permettono di godere delle viste del paesaggio, garantiscono alla luce di illuminare con generosità gli ambienti interni e di catturare le brezze locali fornendo una sufficiente ventilazione naturale.

Mentre permettono, durante i mesi invernali, di sfruttare al meglio la penetrazione solare e il riscaldamento passivo, parte di un generale progetto sostenibile che include anche l’uso della massa termica per il raffrescamento e il riscaldamento diretto prodotto da due ampi focolari a legna.

La massa termica (o inerzia termica) consiste nella capacità di un materiale di opporsi al passaggio del flusso di calore e di accumularne una parte, mantenendo, nello stesso tempo, una temperatura dell’ambiente interno omogenea, costante e confortevole, nonostante temperature esterne molto variabili.

Questo principio chiama in gioco i materiali impiegati, in questo caso mattoni per le murature portanti, pietra naturale per le pavimentazioni, legno per le travi dei soffitti e per gran parte degli arredi su disegno (anche recuperato dal taglio di alcuni pini necessariamente eliminati per fare spazio alle costruzioni) e terreno locale proveniente dallo scavo.

Le pareti in mattone sono state trattate con una sorta di intonaco velato creato con il terreno di scavo delle fondazioni lasciato in sito: “Abbiamo sperimentato più rosso, meno rosso, abbiamo provato diverse quantità di cemento”, afferma Barroso E la miscela ottenuta è stata strofinata a mano sui muri ottenendo una texture morbida e irregolare che caratterizza sia l’aspetto esterno, sia gli interni.

Sono volumi abitabili astratti, in grado però di integrarsi nel paesaggio creando un percorso architettonico in linea che, assecondando l’orografia del luogo, si inserisce tra gli alti pini esistenti. (Taller Héctor Barroso)"

Al piano terra sono distribuiti gli spazi comuni della zona giorno e una camera da letto ubicata in un volume indipendente alle spalle di quello del soggiorno. Al livello superiore tre camere da letto con bagno proprio, pensate come bungalow autonomi e compiuti, si affacciano sulle chiome dei pini.

Il risultato complessivo è quello di un gruppo di blocchi geometrici abitabili di terracotta, attentamente calibrati dal punto di vista della loro fruizione e articolazione spaziale: solidi astratti che sembrano uscire direttamente dal terreno che li accoglie chiamato a caratterizzarne direttamente l’aspetto materico e cromatico.

Progetto di Taller Héctor Barroso