Aldo Parisotto, per la sua casa milanese sopra gli ambienti di lavoro (la sede meneghina dello studio di architettura fondato a Padova nel 1990 con Massimo Formenton), ha scelto un percorso di ridisegno degli spazi, in grado di creare un abito domestico ‘su misura’, un bespoke attentamente calibrato a sua immagine e somiglianza.
L’autoritratto dell’architetto, in questo caso limitato a una dimensione d’interni, l’idea malapartiana di “una casa come me”, è sempre un tema di grande interesse soprattutto dove, come nella fattispecie, al disegno delle stanze e di alcuni arredi chiamati a costruire la geometria dell’insieme, si unisce l’idea di uno stile di vita.
Un modo di abitare che indica in sostanza nuove possibili tipologie in cui sempre più si amplifica la zona pubblica e conviviale con spazi concatenati uno nell’altro, dentro una serialità che all’ingresso-soggiorno-pranzo affianca una gallery pensata come cerniera centrale per anticipare la cucina. A fianco di questa spina mediana sono distribuiti i bagni e le camere da letto che mantengono la loro privacy in dimensioni contenute e ponderate.
La pianta può essere letta come una grande “T” centrale, il cui tratto orizzontale è segnato dallo spazio giorno multifunzionale, valorizzato dai grandi lucernari che catturano la luce, secondo le stagioni e lo scorrere del tempo. Il tratto verticale, affiancato da stanze e bagni, organizza in linea gallery e cucina, quest’ultima affacciata sul piccolo balcone tramite la grande porta finestra grigia che conserva la figura degli infissi originali.
La luce, uno dei temi compositivi di riferimento nel lavoro dello studio, è presente anche in questo progetto domestico come elemento guida che aiuta a scandire spazi e percorsi. Dall’alto e in modo generoso appena entrati, sul fondo della prospettiva verso la cucina come taglio verticale, e in modo discreto nelle stanze più private, la luce disegna gli spazi.
La casa in questo caso è concepita anche come un contenitore di cultura e di memorie. La casa come specchio dell’anima (Mario Praz) raccoglie qui le collezioni di opere d’arte, oggetti e arredi custoditi da Aldo Parisotto sin dagli anni degli studi universitari.
Manufatti che trovano una cornice lineare nella geometria degli ambienti, nel bianco delle pareti e nel nero della stuoia che segna l’intero piano di calpestio. Gli arredi su disegno concorrono, nella loro assoluta astrattezza, a definire l’involucro d’insieme.
Volumi bianchi per il tavolo contenitore al centro della gallery, e per la cucina da cui a sbalzo esce il piano di servizio; un’asse sospesa cui si affiancano due sgabelli in paglia e legno.
Affermano i progettisti: “Ci piace pensare che questi spazi essenziali, bianchi, neutri e silenziosi, si contaminino con oggetti d’arte. La casa concepita come un contenitore della propria cultura, ospita la collezione delle opere raccolte nell’arco di una vita. Quando superfici chiare illuminate dalla luce zenitale richiamano un’opera, un punto, una scultura, questi si appropriano dello spazio, vi abitano, presenza silenziosa nella dimora”.
Foto di Mads Mogensen – Testo di Matteo Vercelloni