Il progettista di Casa Fantini, Piero Lissoni, ne ha interpretato con sensibilità il genius loci, disegnando “ambienti soft e ariosi, dov’è gradevole arrestarsi, ascoltare musica, leggere, meditare, chiacchierare, perdersi nella magnifica vista... Tutto è attentamente e discretamente predisposto, tutto è ‘integrato’, allo scopo di trasmettere agli ospiti un’atmosfera di serena tranquillità, perché ci si deve sentire come a casa propria”.
Pietra tipica locale e legno accoya sono i principali materiali costitutivi e, anzi, le doghe lignee della facciata, dal taglio refendino (antico tipo di lavorazione recuperato), hanno permesso non di rivestire l’immobile ma di “tagliargli addosso” un abito che fluidamente si integra con il paesaggio esterno.
Anzi, Samuel Lorenzi, partner di Lissoni Architettura, parla addirittura di un ‘interno-esterno’ senza limiti, cioè la rigogliosa natura lacustre che quasi entra in casa, grazie anche a serramenti scorrevoli, al piano terra, che, una volta spalancati, non costituiscono barriera con l’esterno.