C’è tutto lo spirito aspro e selvaggio delle Azzorre in questo progetto firmato dal duo portoghese Sami – Arquitectos. Quello che era un rudere di pietra del diciottesimo secolo, abbandonato da anni fra i pascoli battuti dal vento, oggi rivive in una nuova abitazione.

Inserendosi con forza nel paesaggio, la casa riflette storia, cultura e natura di questo remoto arcipelago: nove isole vulcaniche che affondano le nere scogliere nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico.

“Volevamo che i nuovi spazi interni ed esterni creassero una relazione intensa con il contesto naturalistico, da cui è impossibile prescindere per la forza della sua bellezza, regalando vedute più ampie e tanta, tanta luce”, hanno esordito i due architetti parlando del progetto.

Coppia nella vita e nel lavoro, Inês Vieira da Silva e Miguel Vieira hanno aperto lo studio Sami – Arquitectos nel 2005, ottenendo sin dall’inizio della loro attività ampio consenso e riconoscimenti sia dentro che fuori i confini nazionali.

Oggi, non ancora quarantenni, rappresentano una delle firme emergenti nel panorama del progetto internazionale, come testimoniano le numerose partecipazioni a mostre e conferenze. Proprio in una di queste importanti occasioni – la IV edizione della Triennale di Architettura a Lisbona (ottobre/dicembre 2016), che li ha visti protagonisti con l’allestimento della bellissima mostra ‘Building Site’ – li abbiamo incontrati per parlare di questo originale e già pluripremiato progetto.

Infatti, nel giro di soli due anni la casa, battezzata EC/House, si è aggiudicata due ‘award’ in Spagna e in Argentina, due candidature in altre due competizioni internazionali, sempre in Spagna e in Svizzera, una prestigiosa menzione all’European Union Prize for Contemporary Art – Mies Van Der Rohe Award 2015 e, ancora, solo qualche settimana fa, il primo premio all’AADIPA – European Award for Architectural Heritage Invention.

La E/C House si trova nell’isola di Pico, la seconda maggior isola delle Azzorre, su un morbido declivio affacciato sul mare. “L’idea iniziale è stata quella di immaginare una nuova abitazione partendo dai resti dell’edificio in pietra scura, tipica dell’isola, cercando però di valorizzarli, inglobandoli nel nuovo volume in cemento armato”, chiarisce Inês.

Non solo: “Se la vecchia casa era piccola e buia”, aggiunge Miguel, “la nuova doveva poter contare su una rinnovata e forte relazione con il mare e il paesaggio, aprendo i suoi spazi alla luce e all’aria”. Il risultato è un’architettura affascinante, capace di alternare la leggerezza dei vuoti e delle superfici finestrate con la crudezza del cemento e della pietra.

“Abbiamo voluto conservare anche la tipologia della vecchia casa”, ci tiene a ricordare Miguel, “collocando le aree comuni al piano superiore per poter godere delle bellissime (e nuove) viste sulla natura, mentre il piano terra è stato riservato alle camere da letto, affacciate su un paesaggio più intimo. Lo stesso tetto è stato trasformato in una sorta di deck, uno spazio-belvedere da cui contemplare il mare… ”.

Perché il legame tra interno ed esterno fa da contraltare a quello tra passato e presente, diventandone la linfa che dà vita e fascino a tutto il progetto. A questo proposito ricorda Inês: “A volte abbiamo allineato le nuove aperture a quelle preesistenti e a volte no: l’idea è stata quella di creare sempre nuove relazioni con l’edificio originario, anche con quegli aspetti che hanno rappresentato dei suoi chiari limiti”.

Tutto il progetto gioca, infatti, su questo bilanciamento degli opposti. Anche nelle scelte d’arredo: se all’esterno vince la texture ‘cruda’ della pietra e del cemento, all’interno prevale una totale sensazione di pulizia e candore. Su pareti e pavimenti, perfettamente levigati, domina, infatti, il bianco, lasciando come unica eccezione il legno del parquet in soggiorno e dei pochi arredi che punteggiano gli spazi.

La cifra distintiva del duo portoghese risiede proprio in questa capacità di pensare gli edifici come paesaggi e i paesaggi (antiche rovine comprese) come edifici, ponendo dunque architettura e paesaggio sullo stesso piano, in modo che uno contenga l’altro. Senza gerarchie e sempre in piena armonia.

Foto di Paulo Catrica – Ttesto di Laura Ragazzola

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I resti in lava basaltica, originale dell’isola, si stagliano sulla superficie chiara del calcestruzzo: il progetto, infatti, ‘disegna’ il nuovo volume della casa all’interno dei muri di pietra preesistenti, valorizzandoli in modo originale.
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Pianta.
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Pianta.
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La casa, grazie a nuove aperture, ricerca un inedito dialogo fra architettura e natura.
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L’accesso è regolato da un terrazzo che, come il ponte di una nave, si affaccia sull’orizzonte del mare.
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Il compatto volume in cemento si sviluppa su due livelli.
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Il fronte strada è cieco ma ben mimetizzato dalla vegetazione.
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Sugli altri lati sono ritagliate le porte d’ingresso e nuovi affacci, sempre ben calibrati rispetto ai vecchi muri di pietra
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Sezione.
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Sezione.
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All’interno domina il bianco e il colore caldo del legno. In soggiorno occhieggiano dalle finestre i muri di pietra del vecchio edificio, creando un gioco di vuoti e di pieni, di superfici lisce e ruvide, di toni chiari e scuri, che diventa la cifra distintiva del progetto.
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La camera da letto.