Il primo piano è stato destinato a spazio giorno: un unicum dove una grande vetrata scorrevole ne dilata la proiezione verso l’esterno, mentre una porzione della parete originaria, pur privata della sua funzione, resta come simbolo della comunicazione ininterrotta tra passato e presente. La nuova cucina a scomparsa, composta da specchi anticati, ottone, legno e pietra, diventa nel paesaggio abitativo un accattivante quadro astratto in cui si rispecchiano, distorcendosi, le parti in gioco.
Ciascuna indispensabile alla comprensione del tutto. Come il piano del tavolo realizzato con lo scarto di un crostone di marmo bianco Verona che racchiude la forza quasi primigenia della materia nelle sue erosioni. O il mobile-architettura in ottone che funge da appoggio per la tv recuperando come fondale il meraviglioso pavimento in legno primi Novecento di una sala da pranzo della casa ricomposto in verticale in un tappeto che sale fino al soffitto.
O, ancora, il lavamani realizzato da Franchiumbertomarmi, concepito come una fusione di acqua e pregiato marmo di Calacatta in un unico elemento scultoreo. Nell’ultimo livello che corrisponde al piano ammezzato e sottotetto, è ospitata la zona notte formata da due generose camere con servizi dedicati (uno impreziosito dal pavimento in teak con giunti in caucciù), la stanza guardaroba e un locale destinato al relax.
Ed è proprio in quest’ultimo spazio che si disvela un’altra sorpresa interessante: la presenza di un ‘tappeto’ in vetro che interrompe la superficie in microcemento del piano di calpestio per lasciare affiorare le policromie dello scalone di pertinenza dell’unità abitativa sottostante. “Così la luce proveniente dal lucernario, costruito ai primi del Novecento per rischiarare il corpo-scala dell’unità indivisa”, commenta il progettista, “continua a svolgere il proprio compito.
Ma, di più, oggi c’è anche un sottile divertissement: durante le ore serali, quando la mamma accende la luce nella sua abitazione, fa brillare il pavimento della casa di Chicco”. Il cantiere è durato quattro anni. “Avrebbe potuto continuare”, riconosce, “ma con una gru in casa, ha dovuto concludersi. I vicini, pur comprensivi, iniziavano a spazientirsi”.