La storia di Abet Laminati racconta, forse meglio di tante altre, il rapporto virtuoso che in Italia lega la cultura del design con quella dei materiali.

Una storia che subito rimanda alle avanguardie della fine degli anni Settanta – ai progetti di Ettore Sottsass e Memphis che diedero notorietà ai laminati plastici prodotti dall’azienda di Bra – ma che di fatto nasce da subito, nel 1957, all’insegna del dialogo con il mondo della progettazione e del design.

Di questa strategia di evoluzione aziendale, che oggi come allora lega l’innovazione tecnologica a quella culturale, abbiamo parlato con Paola Navone, storica collaboratrice di Abet Laminati di cui è oggi art director, e con Alessandro Peisino, direttore marketing e comunicazione dell’azienda.

Paola Navone, una testimonial di eccellenza di una grande case history quale è Abet Laminati. Come è nata la collaborazione con il marchio che ha fatto la storia del laminato plastico?
Paola Navone: È una storia che parte lontanissimo, dalla mia fattura numero uno… La collaborazione inizia infatti con una borsa di studio che Abet Laminati mi ha offerto appena laureata in architettura. È subito nato un amore reciproco, che ancora oggi mi vede coinvolta nello sviluppo di questa fantastica azienda.
Abet Laminati ha sempre avuto una profonda vocazione per la sperimentazione del nuovo, ai tempi alimentata da una persona assolutamente geniale quale era Guido Jannon, consulente per la comunicazione del marchio. Jannon aveva partecipato alla creazione di Abet da parte di Enrico Garbarino e Fabio Minini, rispettivamente presidente e amministratore delegato dell’azienda, che nel 1957 avevano deciso di produrre laminati plastici riconvertendo la fabbrica di tannino di proprietà di Garbarino, che fino a quel momento aveva fornito l’industria conciaria del cuneese.
La lungimiranza di questi tre personaggi aveva condotto Abet Laminati a investire da subito tutte le sue risorse nella ricerca di prodotti innovativi e di alto livello qualitativo, che consentissero al laminato di acquisire una sua immagine e una sua identità, slegata da quella del finto legno o della finta pietra che aveva sempre avuto.
Per fare questo e dichiarare la sua ‘autonomia intellettuale’, l’azienda aveva puntato sin dall’inizio alla collaborazione con i designer e gli architetti più sensibili alla sperimentazione, sia tecnica che linguistica, come Gio Ponti, Joe Colombo, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, per arrivare alla grande stagione di Ettore Sottsass e Memphis, con cui il laminato ebbe lo slancio più forte, e proseguire poi con Karim Rashid, Giulio Iacchetti e Konstantin Grcic, solo per fare alcuni nomi.

In termini di prodotto, qual è stata l’innovazione che ha permesso al laminato Abet di diventare qualcosa di diverso e specifico rispetto a quelli già esistenti sul mercato?
Paola Navone: La prima grande intuizione è stata realizzare un’ampia collezione di tinte unite, che attribuiva un’identità autonoma, ‘artificiale’, a quello che non era un materiale naturale e non voleva sembrarlo. Questo è avvenuto negli anni Sessanta, ben prima dell’avvento delle avanguardie. Dopodiché sono arrivate Alchimia e Memphis e tutta la storia che ne è conseguita, costantemente scandita da nuove invenzioni.
Il mio ruolo iniziale era fare da ponte tra l’azienda e il mondo della creatività, garantendo un supporto all’attività di sviluppo del prodotto legata alle collaborazioni con i designer. Col tempo mi sono occupata sempre più della produzione che oggi copre una gamma immensa di materiali e prodotti, di cui quelli legati al mondo dell’arredo e del design sono veramente una minima parte.

L’innovazione tecnologica ha apportato grandi trasformazioni nel mondo dei materiali e delle superfici per l’architettura e il design. Oggi quali sono le specificità e le potenzialità di questo materiale?
Alessandro Peisino: Sicuramente la vera grande trasformazione degli ultimi 20 anni è stata il passaggio dalla serigrafia alla stampa digitale, che permette di trasferire sulla superficie del laminato qualsiasi immagine, disegno o grafica dando così vita a una incredibile varietà di proposte e soluzioni creative. Oggi è possibile personalizzare un prodotto assecondando le richieste grafiche dei designer e accontentando il cliente.
Paola Navone: Il passaggio avvenuto con il digitale, che Abet Laminati ha saputo cogliere prima fra tutti, è stato rivoluzionario. Ha consentito un incredibile snellimento del ciclo produttivo, con la conseguente riduzione dei costi, ma soprattutto ha introdotto il concetto della personalizzazione del prodotto: non essendo più necessari gli investimenti prima richiesti dall’avvio di una nuova collezione, oggi è possibile realizzare piccole o grandi produzioni su richiesta. Questo vuol dire, però, cambiare anche la mentalità di chi promuove e vende il laminato, che a questo punto non è più un prodotto finito o una mazzetta di colori, ma un concetto. La grande rivoluzione, su cui possiamo puntare ma su cui dobbiamo ancora lavorare, sta appunto in questo grande salto di scala.

Oggi quali sono i prodotti e le linee di prodotto offerte da Abet?
Alessandro Peisino: I nostri prodotti si suddividono in materiali da interno e da esterno. La 2015-2018 Collection è il catalogo che racchiude la nostra ampia collezione di laminato HPL, suddiviso per decori e finiture per facilitare la lettura ai nostri prescrittori. Abbiamo poi il Polaris, presentato al Teatro della Triennale lo scorso aprile.
Tra gli altri prodotti importanti per l’interior design c’è, ad esempio, lo Stratificato HPL, il laminato più adatto alla realizzazione di sistemi di arredo autoportanti. Abbiamo poi Doorsprint, una collezione di decorativi pensati per impreziosire le porte; il Foldline®, laminato decorativo CPL postformabile e infine il pRaL® (anche in versione per esterni), materiale artificiale ottenuto dalla combinazione tra un minerale naturale e un polimero acrilico.
Il MEG (Material Exterior Grade), è invece un laminato per esterno, ideale per la realizzazione di facciate ventilate. La facciata della Triennale di Incheon in Corea o il Museo di Groningen in Olanda, ad esempio, sono opere realizzate con MEG e firmate Mendini.

Polaris è un prodotto di punta di Abet Laminati che sembra un normale laminato ma in realtà non lo è. Cosa rende così speciale questo materiale?
Alessandro Peisino: Polaris è un prodotto rivoluzionario. Si tratta di una superficie extra matt che al tatto si presenta calda e morbida, ma è altamente resistente al graffio e al calore, è anti-impronta, è antibatterica e idonea al contatto con gli alimenti. È un materiale di nuovissima generazione, di grande rilevanza per il mercato delle superfici.

Alla fine di novembre avete presentato Abet Digital. Ci raccontate questo progetto?
Alessandro Peisino: Partendo dal Digital Print, abbiamo pensato a un nuovo concept che rivoluziona l’approccio alla stampa digitale favorendo l’interazione con il pubblico. Il progetto riguarda un rebranding a 360° con un logo dedicato. Ad Architect@Work abbiamo dato un assaggio di Abet Digital che ci auguriamo possa avere importanti sviluppi nel prossimo futuro.

Quali sono le direzioni e i temi di ricerca su cui Abet sta attualmente lavorando?
Alessandro Peisino: All’incessante ricerca stilistica e decorativa, Abet Laminati affianca quella per il miglioramento delle performance tecniche e strutturali dei materiali. In particolare, gli studi sul laminato per esterni MEG sono volti a sviluppare una ancor maggiore resistenza agli agenti esterni ed atmosferici. Ogni progresso tecnologico viene affrontato tenendo conto della sostenibilità e della sicurezza del prodotto. Tutte le sfide future ci vedranno coinvolti e parte attiva nel processo di salvaguardia e rispetto dell’ambiente.

Paola, come progettista, quali sono le qualità del laminato Abet che oggi ti interessano di più?
Paola Navone: Innanzitutto quelle tecniche: il laminato garantisce prestazioni che altri materiali non possiedono. Può essere, per esempio, resistente agli agenti chimici, antibatterico, anti-impronta. Può essere impiegato in materiali compositi. E poi ci sono le qualità espressive: grazie al digitale, il laminato Abet può essere un semplice foglio bianco su cui ogni designer può interpretare se stesso. Per la prima volta, l’industria offre la libertà totale, impensabile fino a poco tempo fa.

Quali progetti avete in cantiere per il Salone del mobile 2017?
Paola Navone: Stiamo lavorando a un progetto rivolto alle nuove generazioni. L’idea è proporre un esercizio di apertura alle possibilità che il digitale offre oggi nel mondo dei laminati, rompendo le righe del tradizionale approccio a questo materiale. In altre parole, vorremmo fare quello che Abet Laminati ha fatto sin dai suoi esordi: indagare nuove strade di sperimentazione che leghino l’evoluzione tecnica a quella culturale.

Testo di Maddalena Padovani

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“Gadagames”, un pezzo disegnato da Paola Navone per Alchimia, 1980 (Courtesy Quittenbaum Art Auctions, Munich).
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Uno scorcio del Museo Abet Laminati, situato all’interno della sede aziendale di Bra, Cuneo.
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Un arredo della Cappellini Panda Collection, un progetto di Paola Navone per Cappellini presentato al Salone del mobile di Milano 2015.
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Ritratto di Paola Navone.
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Bacterio, Abet Laminati decorativ designed by Ettore Sottsass with whom the company worked for more than 40 years.
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Spugnato, decorativo Abet Laminati firmato Ettore Sottsass, con cui l’azienda ha collaborato per oltre 40 anni
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Ritratto di Ettore Sottsass.
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Il nuovo laminato Polaris, presentato in occasione della Milano Design Week di aprile 2016 al Teatro dell’Arte della Triennale con un evento curato da Paola Navone.
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Il nuovo laminato Polaris, presentato in occasione della Milano Design Week di aprile 2016 al Teatro dell’Arte della Triennale con un evento curato da Paola Navone.
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Il nuovo laminato Polaris, presentato in occasione della Milano Design Week di aprile 2016 al Teatro dell’Arte della Triennale con un evento curato da Paola Navone.
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The Digital Nature laminates by Karim Rashid.
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I laminati Digital Nature firmati Karim Rashid.
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I laminati Digital Nature firmati Karim Rashid.
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I laminati Digital Nature firmati Karim Rashid.
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Durante la Biennale di Architettura di Venezia 2016, i laminati Digital Nature by Karim Rashid sono stati proposti in un allestimento a Palazzo Michiel, realizzato da Abet Laminati con De Rosso su progetto dello stesso Rashid.
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Ritratto di Karim Rashid.
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Progetto di Paola Navone per lo stand De Rosso al Salone del mobile di Milano, realizzato con laminati Abet.
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MEG, Material Exterior Grade, il laminato da esterno utilizzato per il Museo Abet Laminati a Bra.
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“Dolcevita Exhibition”, allestimento a cura di Paola Navone per Italy Country Partner ad Ambiente Messe Frankfurt 2016. Tutto l’allestimento è stato realizzato con laminati Abet, usati anche per i pannelli che riproducono le foto dei film storici del cinema italiano. (foto Studio Otto)