Da fienile alpino ad abitazione sperimentale: ai piedi del massiccio dello Sciliar, nel comprensorio dolomitico dell’Alpe di Siusi (Bolzano), rinasce un vecchio edificio in pietra e legno. Padrone di casa è l’architetto Stefan Rier, cofounder dello studio altoatesino noa*, che ci spiega come l’ha ideato. Parlandoci di montagna e dei suoi ricordi d’infanzia

 

Progetto Noa*- Network of Architecture
Foto Alex Filz – Testo Laura Ragazzola

 

“Se ripenso agli anni della mia infanzia, i ricordi più belli sono di quando mi arrampicavo in alto nei fienili e saltavo giù, nel fieno fresco”. Sorride Stefan Rier raccontando di quei tempi. Da allora di strada ne ha fatta parecchia.

Nel 2011 a Bolzano, insieme a Lukas Rungger, ha fondato Noa*– Network of Architecture, giovane e lanciatissimo studio altoatesino che solo nel corso del 2018 ha collezionato 18 premi internazionali. “Due, il Best of Interior Award e l’Iconic Awards: Innovative Architecture, li ho guadagnati proprio con questo progetto”, spiega l’architetto mentre ci guida alla scoperta della sua nuova casa: un’abitazione visionaria, inaspettata, magica.

Architetto Rier, anche questa casa è per lei una specie di ‘tuffo’ nel passato…
Direi di sì, anche dal punto di vista professionale: un’avventura iniziata nel 2011, proprio con la nascita dello studio noa*. La costruzione faceva parte del nucleo più antico del borgo di Siusi: si trattava di un vecchio fienile in legno che, come vuole la tradizione, sorgeva accanto alla casa del contadino. Il primo obiettivo è stato quello di non stravolgere l’assetto urbanistico ed estetico del paese. Per questo la Messner Haus – dal nome del vecchio proprietario, che ho voluto conservare – è stata rivestita con un abito consono alla tradizione: un graticcio di legno, che l’avvolge su ogni lato, proprio come una volta.

Un richiamo alla tradizione, dunque?
Certo. Per noi mantenere un legame con la tradizione è fondamentale: significa pieno rispetto del contesto naturalistico in cui ci troviamo a costruire, e profonda conoscenza delle regole morfologiche ed estetiche dei villaggi e delle comunità alpine. In questo progetto, per esempio, abbiamo mantenuto il tetto a doppia falda tipico dei nostri borghi; abbiamo riproposto il basamento in pietra, indicativo di quell’aderenza al terreno che caratterizza i masi dei pascoli alpini; abbiamo recuperato la leggerezza della parte strutturale in legno, che evoca i classici fienili di montagna. L’obiettivo, però, era quello di andare oltre la tradizione.

In che senso?
Io credo che la tradizione possa continuare a vivere solo se si rinnova. Il confronto con la modernità non può essere una semplice mediazione, un compromesso, un collage di influssi diversi, ma deve nascere da un reciproco riconoscimento di valori e istanze. In questo modo ‘il nuovo’ acquista una sua indipendenza formale ed estetica che lo arricchisce, rendendolo unico, inconfondibile.

Come succede nella sua casa?
Sì, proprio così. È un’abitazione dove convivono due anime, che si confrontano. Se fuori rispetta quel senso di responsabilità verso la tradizione e il contesto storico-ambientale, dentro, invece, rivela la massima libertà compositiva, si affranca dai classici canoni estetici degli interni alpini per diventare espressione di chi li vive, li abita…

Una sorta di trasgressione progettuale?
Ho semplicemente giocato la carta della contemporaneità, liberandomi da ogni vincolo e schema precostituito. Per guardare avanti… ma anche un po’ indietro…

… alle sue radici?
Sì. Mentre progettavo questa casa ripensavo agli anni della mia infanzia, ai momenti felici che ho trascorso fra queste bellissime montagne: dai salti nel fieno alle arrampicate sugli alberi per raggiungere rifugi segreti. Credo siano stati questi ricordi a ispirare la struttura interna della casa. In particolare, l’idea di sostituire le classiche stanze con dei box ‘galleggianti’, appesi a diverse altezze e collegati da scale e passerelle. È come un sentiero di montagna: a mano a mano che si sale si lascia la parte più pubblica della casa (cucina e soggiorno) per arrivare alla parte più intima e privata della famiglia (le camere da letto e i servizi). E in vetta c’è poi la sorpresa, che ti ricompensa di tutta la salita: una meravigliosa sauna panoramica, appesa al graticcio di legno, dove solo la montagna può spiarti…

 

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Dettaglio della struttura visto dal basso.
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Un graticcio di legno riveste l'edificio creando un rimando alla tradizione costruttiva dei fienili alpini. La casa, in legno di larice, poggia su un basamento di pietra e si sviluppa su tre piani.
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La struttura reticolare in legno è perfettamente visibile all'interno, proprio come in un fienile: ad essa si agganciano i box-stanza, che si affacciano sul soggiorno del piano terreno.
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Il progetto d'interior, con arredi di Tischlerei Rier realizzati su disegno, sposa la tradizione alpina con i colori del Mediterraneo.
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Nel rivestimento dell'area cucina prevale il blu delle piastrelle di Domenico Mori, che torna nella carta da parati dei box sospesi, di Effeitalia, e nelle tende in velluto a effetto palcoscenico, di Fischnaller B. & Partner. Luci di Seletti e Karman.
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Una scala in ferro di Kometal collega i tre piani dell'edificio.
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La struttura, che ricorda le grate finemente intagliate della tradizione araba, lascia filtrare la luce creando effetti di luce/ombra, che arricchiscono la dinamica strutturale della costruzione.
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Dal soggiorno lo sguardo si eleva sino a dodici metri di altezza, intercettando le capriate lignee del tetto. Un sistema di passerelle ha una funzione distributiva per i box-stanza e accoglie i restanti ambienti aperti sul soggiorno.
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La vasca da bagno di Teuco, quasi sospesa nel vuoto, si affaccia sul paesaggio.
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La sezione assonometrica rivela l'originale articolazione della casa.