La matassa è aggrovigliata, arduo trovarne il bandolo.

È meglio non cercarlo: le tradizionali frontiere disciplinari sono state sgretolate dall’onda d’urto di una nuova generazione di designer intenzionata a produrre indipendentemente dal rapporto con le aziende, avvantaggiata dalle nuove tecnologie, quali lo stampaggio in 3D, e dalla possibilità di sfruttare il web per vendere ai quattro angoli del mondo le proprie autoproduzioni in serie limitata.

Torna in auge la relazione, nata nelle botteghe rinascimentali, tra creativo e artigiano, testimoniata dalla seconda edizione di Doppia Firma, la collezione proposta dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, costituita da esemplari in materiali pregiati, realizzati con tecniche tradizionali da designer in coppia con artigiani, invitati a firmare anch’essi il manufatto.

I designer passano con disinvoltura dal pezzo unico, o in serie limitata, alla produzione seriale, senza porsi questioni deontologiche. Il pezzo unico, costruito con materiali nobili, quali ottone, marmo, bronzo, legni preziosi, spesso cesellati e scolpiti a mano, può diventare di serie, stampato in plastica, a costo accessibile.

L’arte diventa oggetto comune e, viceversa, è chiamata a nobilitare la produzione seriale, come dimostra la pubblicità 2017 dell’azienda di calzature di lusso Santoni, che ha assoldato come testimonial l’artista Maurizio Cattelan, esibendo i suoi ritratti ‘calzati’ nelle vetrine dei propri negozi.

La lezione di Andy Warhol continua a funzionare, basta applicarla al momento giusto. Stefano Seletti, titolare dell’omonimo marchio, si è mosso per tempo, ingaggiando per le sue collezioni di accessori domestici, destinate al grande pubblico, Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari.

Con 23 euro si può acquistare nei negozi di casalinghi, ma anche nelle gallerie d’arte come Galerie Perrotin in rue Turenne a Parigi, il vassoio Rose firmato dai due artisti, in latta azzurro cielo, decorato da rose rosa con pupille sgranate al posto della corolla.

La produzione di Seletti firmata dal duo si amplia ogni stagione e comprende piatti, tazze in metallo, vassoi in plastica, magliette effigiate, candele profumate, per arrivare a tappeti annodati in Tibet che smitizzano i decori persiani con nudi femminili.

Secondo Roberta Meloni del Centro Studi Poltronova, che gestisce il patrimonio rappresentato dai progetti dei radicali fiorentini Archizoom e Superstudio, il confine tra seriale e artistico, tra riedizioni e innovazioni, è sempre più labile.

Ritiene propositivo questo ‘disordine’ e contribuisce ad alimentarlo, mettendo in cantiere una versione dell’iconica poltrona a guantone Joe di De Pas D’Urbino Lomazzi (1970) con le dita rivestite in pelle stampata con un motivo arabescato, tratto da un fregio iracheno disegnato dall’architetto iracheno Hussain Harba.

L’elaborata stampa a colori sulla pelle, vero e proprio virtuosismo artigiano, sarà realizzata in Toscana dalla Seriscreen di Castelfranco Piandiscò. Alimentano il disordine anche le case d’aste, abili nel fiutare il vento.

Battendo nel dicembre 2013 i primi prototipi di tutte le creazioni del designer belga Xavier Lust, prodotti di serie compresi, la nota e influente casa d’aste parigina Piasa ha anticipato la rottura degli argini, che oggi autorizza Studio Job a firmare sia pezzi unici finemente lavorati a mano, sia le repliche degli stessi stampate in plastica per Seletti a prezzi popolari.

L’edizione 2016 di Design Miami ha sancito il revival degli anni ’70 in Italia: la galleria Erastudio di Milano esponeva grandi specchi di Nanda Vigo con profili al neon e il divano Flying Carpet di Ettore Sottsass; mentre R&Company di New York proponeva gli storici pezzi di Lapo Binazzi, membro del gruppo radicale fiorentino Ufo.

Grazie all’acquisizione da parte di Sandra Vezza, la Gufram oggi riedita pezzi della sua storica produzione in nuove finiture: il famoso appendiabiti Cactus di Guido Drocco e Franco Mello è proposto in versione psichedelica a tre colori firmata da Paul Smith e il divano Bocca di Studio 65 in lucente finitura dorata.

Nel 2014 il marchio ha introdotto nel suo catalogo un armadio di Studio Job, una seduta di Alessandro Mendini composta da blocchi di poliuretano che imitano il marmo e il pouf Ortensia a forma di fiore disegnato da Marcel Wanders. Studio 65 di Torino ha aggiornato la sua storica collezione con nuovi pezzi, come la poltrona Borsellino con rivestimento in brillante tessuto dorato, che accoglie all’ingresso i visitatori della galleria Dilmos, la prima ad avere proposto a Milano, nel 2004, le creazioni dell’ormai celebre coppia olandese.

Alberto Biagetti, classe 1971, con proprio studio a Milano dal 2003, si occupa di design senza fare distinzione con arte, moda e architettura. Disegna oggetti per aziende industriali e progetta siti per il web – famoso quello di Yoox – spaziando con disinvoltura dalla serie all’oggetto unico, sino all’installazione.

Nel 2015, assieme a Laura Baldassari, ha proposto, con la curatela di Maria Cristina Didero, l’installazione “Body Building”; nel 2016 in aprile a Milano ha presentato “No sex”, poi replicata a dicembre a Miami; ad aprile 2017 è stata la volta di “God”.

Gli oggetti funzionali che abitano le sue installazioni sono pensati non solo per un uso specifico, ma per sollecitare nuove possibilità d’interazione. Cristina Celestino, laureata in architettura, ha iniziato come architetto d’interni, per poi dedicarsi anche al disegno di oggetti, che espone e vende con il marchio Attico nella sua casa-studio milanese.

Grazie al suo originale approccio, intriso di sensibilità femminile, in breve tempo ha moltiplicato le sue collaborazioni con le aziende. In occasione del Salone del mobile 2017, oltre a partecipare alla seconda edizione di “Doppia firma” e a progettare il divano Visiera per la galleria Nilufar, ha disegnato prodotti per sette marchi industriali, spaziando dal marmo al vetro all’illuminazione.

Per Fendi, che l’ha scelta come progettista dell’installazione per l’edizione 2017 di Design Miami, ha ideato Happy Room, una serie di imbottiti rivestiti in velluto nei colori pastello, caratterizzati da imprevisti dettagli femminili, come le basi in pelliccia e gli elementi di bigiotteria ingigantiti che fissano gli schienali alle scocche.

L’evoluzione professionale di Cristina Celestino rivela che il binario ormai è doppio, se non triplo, e che la collaborazione con le aziende, considerata dai progettisti il traguardo professionale, convive senza frizione con esperimenti artistici, fertile fonte d’ispirazione per il design seriale.

Testo di Cristina Morozzi

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Disegno di Studio Job per un ironico progetto di lampada a forma di banana, realizzato per la Carpenters Workshop Gallery di Parigi, 2017.
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Divano Leonardo di Studio 65, 1969
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Divano Bocca di Studio 65, 1971, oggi proposto da Gufram anche in versione dorata.
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Poltrona Joe di De Pas D’Urbino Lomazzi, Poltronova, 1970.
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L'artista Maurizio Cattelan ritratto nella campagna pubblicitaria del marchio di calzature Santoni, 2017.
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“No Sex”, un progetto di Alberto Biagetti e Laura Baldassari a cura di Maria Cristina Didero, 2016
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The Happy Room, un progetto di Cristina Celestino per Fendi, 2016
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Specchi al neon di Nanda Vigo presentati da Era Studio, 2016.
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Bambola collage di Fernando e Humberto Campana.