Fontanot ha contribuito a trasformare il settore delle scale in una oasi del design. Una storia familiare che quest’anno festeggia 70 anni e vede, tra i protagonisti, una donna, Laura Fontanot, vice presidente dell’azienda, che con passione ha portato l’impresa di famiglia al raggiungimento di risultati eccellenti divenendo un esempio del savoir faire italiano, nonché partner d’eccellenza per grandi progetti internazionali con affermati designer.

Il design è stato a lungo un settore che vede poche donne ricoprire ruoli dirigenziali, è ancora così? In parte è ancora così. Da bambina mi intrufolavo nella falegnameria dove architetti, artigiani e ingegneri – insieme al mio babbo – immaginavano e poi realizzavano le scale. Per me il design è qualcosa che sento dentro e non avrei mai potuto pensare a un altro mestiere.
Sono stata fortunata: nel 1993 in azienda si liberò un posto nell’ufficio comunicazione e mio padre mi affidò questo ruolo, ma da li in poi ho dovuto dimostrare di valere la fiducia che era stata riposta in me.
Purtroppo ancora oggi, le donne devono dimostrare sempre qualcosa mentre agli uomini no. Sempre più donne, come del resto accade in altri settori, stanno scalando le gerarchie ma è ancora tutto troppo complicato e credo che per riuscire ad emergere dobbiamo sfruttare le nostre unicità, la nostra capacità di comunicare in modo semplice e non imitare gli uomini.

Quali sono le caratteristiche che rendono moderna l’azienda? Siamo certamente un’azienda moderna e all’avanguardia sotto molti punti di vista. Siamo coscienti di dover essere presenti su ogni canale commerciale, per sfruttare al massimo le opportunità di vendita disponibili e per aumentare la visibilità e notorietà del marchio.
Siamo presenti sul canale del retail, del web, della gdo e del contract con una organizzazione interna/esterna che utilizza tutti gli strumenti ad oggi disponibili per essere in contatto con i clienti. Tutto il mondo social, gli incontri “one to one” con gli architetti, le presentazioni alla stampa, ecc… è tutto orchestrato, presidiato e monitorato da persone esperte qualificate.
Crediamo nella sicurezza e infatti utilizziamo il sistema gestionale SAP integrale. Per ultimo, ma non certo per importanza, anzi, siamo un’azienda managerializzata. Collaboriamo con società di consulenza specializzate per progetti mirati, insomma, siamo i protagonisti dei nostri tempi, ma con occhi attenti al futuro.

Quest’anno festeggiate i 70 anni, com’è cambiato il mercato dell’arredamento in questi decenni? Con la globalizzazione e la crisi economica, la differenza la fa la cura del dettaglio e l’utilizzo di nuove tecnologie. Se infatti, da un lato, vi è la spietata concorrenza, contemporaneamente la qualità e la ricerca tecnologica rivestono più che mai un ruolo da protagonista.
Utilizziamo quindi per ogni nostro progetto materiali certificati assicurando standard di sicurezza altissimi e sfruttando ogni canale possibile. Da qui la grande importanza dell’e-commerce che integra la grande offerta del punto vendita fisico dandoci la possibilità di raggiungere un pubblico sempre più vasto.

Il made in Italy che voi rappresentate è ancora un valore a livello internazionale? Certamente, nonostante tutto, il made in Italy è ancora un valore aggiunto e con Milano quale piazza privilegiata. Mi piace però pensare che le scale che produciamo siano il trait d’union tra le diverse anime dell’arredamento italiano.
Paesi come la Francia o la Spagna, la Germania, l’Inghilterra ed anche gli Usa ci stanno dando molte soddisfazioni, ma non solo. L’internazionalizzazione dell’offerta è la chiave per alimentare il desiderio di italianità del cliente straniero. La mia formazione scolastica in scenografia mi ha aiutato a immaginare gli spazi e in questo lavoro l’immaginazione è fondamentale.

Fontanot è un’azienda familiare, come mai i brand italiani di maggiore successo conservano ancora questa caratteristica? Mi sembra una cosa bellissima. Con mio padre Enzo, ad esempio, abbiamo una specie di rapporto simbiotico: lui è mio mentore, un esempio da seguire sia per me che per i miei fratelli, Francesco presidente e Michele project manager dell’ufficio ricerca e sviluppo, con i quali condivido le responsabilità in azienda.

Non tutte le aziende famigliari sono un successo, infatti il segreto risiede nella passione genuina con la quale si intraprende un cammino.Orgogliosa di questa azienda? Molto. Ma non solo perchè è “di famiglia”… ma perchè penso che abbiamo fatto grandi cose. Collaborato a progetti incredibili come il Bosco Verticale, il Pavillon Unicredit bilanciando tradizione e modernità.

Progetti per il futuro? Continuare in questa direzione perchè 70 anni non ci bastano. Grazie alle collaborazioni con designer ed architetti provenienti da ogni angolo del pianeta, vogliamo dimostrare che il design non conosce confine e che l’eccellenza italiana può ancora dire la sua.
Il piano industriale dei prossimi tre anni è incentrato su 3 punti. Lo sviluppo di nuovi mercati nel far east, un forte investimento nel mercato americano dove la nostra controllata è cresciuta nell’ultimo triennio in doppia cifra e il rafforzamento del brand in Europa attraverso una strategia multicanale. Pensiamo che tali linee di sviluppo ci permetteranno di internazionalizzare fortemente il nostro Gruppo, raggiungendo l’obiettivo che ci siamo prefissati ovvero crescere ogni anno un po’.

Un consiglio per le donne imprenditrici? Non arrendetevi! Quando vi dicono che è un lavoro da uomini, che si devono fare le cose in un certo modo, non abbiate paura di infrangere gli schemi. Io l’ho sempre fatto “ride”.