Concepito durante il 70° anno dalla liberazione di Auschwitz, il Memoriale della Shoah di Bologna – nato dall’impegno congiunto della Comunità Ebraica, istituzioni e privati cittadini  si rivolge tanto al passato quanto al futuro.

Lo studio Set Architects  – che si è aggiudicata la competizione internazionale – ha progettato l’opera come uno sfondo scenografico dove la comunità civile si incontra per divenire ‘testimone del tempo‘ unendo i ricordi di persone e culture in un’identità universale.

Due blocchi di acciaio alti 10 metri si fronteggiano all’angolo tra via dei Carracci e il ponte di via Matteotti, convergendo l’uno verso l’altro fino a delimitare una fessura larga appena da far passare un persona. Ai lati, orbite vuote sovrastano il percorso ripetendosi in maniera ossessiva in tutte le direzioni. Rappresentano le celle dei deportati: il vuoto lasciato da chi le occupava.

Le cavità cubiche che si ripetono morbose convergono sul visitatore trasmettendo il malessere che raffigurano. Anche la scelta del materiale – l’acciaio cor-ten che si corrode all’aria aperta – suggerisce l‘oppressione di ciò che rappresenta. Nei blocchi, però, la profondità spaziale assume il ruolo del tempo: sulla faccia interna ciò che è avvenuto, sulla faccia esterna, l’oggi.

È stato Peter Eisenman, architetto che ha stilato il progetto del Memoriale di Berlino, a presiedere la commissione che ha selezionato il progetto del gruppo di architetti romani trentenni tra i 284 presentati.