Può essere difficile credere che le cose cambieranno, per chi ha visto intorno a sé paesaggi di macerie e rovine, anche quattro volte nei decenni di una vita. E può essere altresì difficile per un giovane, nato nel borgo in cima al cucuzzolo, pur verde e romantico ma con scarsa connessione alla banda larga, non cedere alla tentazione di andare via.

Eppure si deve ripartire da qui. Dalla consapevolezza, per chi vive in situazioni territoriali di rischio per calamità naturali, che la costruzione di edifici e case antisismiche è la via per sperare in un futuro diverso.

Ecco perché il cruciale tema della Ricostruzione in Umbria: Tecnologia e Architettura per la qualità dei nuovi edifici in Valnerina è stato l’epicentro dell’incontro al quale hanno partecipato Vasco Errani, commissario straordinario del Governo per la ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto del centro Italia, Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria, Stefano Boeri, architetto, Diego Zurli, direttore dell’area infrastrutture e lavori pubblici della Regione Umbria, Paolo Verducci del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Perugia e Paolo Belardi, direttore dell’Accademia delle Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia.

Nei video che hanno accompagnato il dibattito, presentando le ricerche e le realizzazioni in corso in Valnerina relativamente a strutture antisismiche temporanee deputate a ospitare ristoranti, spazi di servizio e scuole, la dimostrazione concreta che il paesaggio di macerie e rovine sta diventando davvero altro.

In primis, sviluppo sostenibile, con prodotti sempre più innovativi e all’avanguardia, frutto di sperimentazione di materiali (come la canapa per i muri) e di tecniche, tecnologie e discipline, dalla prefabbricazione alle schermature solari, al servizio della cultura della prevenzione.

Bisogna avere il coraggio di riconoscere”, ha commentato Boeri, “che la sicurezza è un valore fondativo, assumendo un atteggiamento non rinunciatario rispetto alla qualità progettuale, già a partire dagli interventi che rispondono alla necessità del fare subito adesso”.

In questo senso, “dare spessore a un’idea di ricostruzione”, ha spiegato Errani, “significa lavorare a sistema in chiave evolutiva sul paesaggio post sismico, gestendo la fase di emergenza in modo da mettere in priorità le attività produttive, quelle agro-alimentari e quelle scolastiche.

Anche tramite l’organizzazione di mostre in grado di finanziare il restauro dei capolavori d’arte offesi, la ricostruzione del patrimonio danneggiato dai recenti drammatici eventi sismici deve dare la spinta per fare un salto di qualità che preservi il legame delle comunità locali con il territorio, denso di grandi qualità e ricchezze, ma anche di arretratezze infrastrutturali sedimentatesi nei secoli.

La volontà è quella di conservare l’identità e lo spirito dei luoghi ma anche di disegnare uno sguardo sul futuro”. E in questo sguardo rientra la valorizzazione di una specifica porzione di territorio appenninico, che possa attivare e incentivare al meglio nuovi flussi turistici.

(Testo di Antonella Boisi – Foto di Mattia Campo)

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Catiuscia Marini ph. Efrem Raimondi
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Diego Zurli ph. Efrem Raimondi
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Vasco Errani ph. Efrem Raimondi
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Paolo Belardi ph. Efrem Raimondi
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Paolo Verducci ph. Efrem Raimondi