Questo il tema della lectio tenuta nella mattinata di mercoledì 5 aprile per Interni da Christopher e William Sharples, fratelli gemelli, fondatori di ShoP, uno dei maggiori studi di architettura a New York.

I due architetti, che in collaborazione con NBK Keramik e Metalsigma partecipano con Wave/Cave alla Mostra-Evento Interni Material Immaterial nel cortile dell’Università Statale, hanno alle spalle una straordinaria esperienza, che va da microprogetti estremamente innovativi a opere di enorme complessità, come per esempio il nuovo grattacielo sulla 57ma strada a Manhattan, che dal 2018 sarà tra i più alti edifici a New York.

E’ stato tanti anni fa, visitando a Washington una mostra sui modelli costruiti dai grandi architetti del Rinascimento italiano, che abbiamo capito l’importanza di lavorare nelle tre dimensioni fin dalle prime fasi del progetto”, ha ricordato William Sharples in apertura della lectio. Un approccio che nel corso degli anni si è sviluppato avvalendosi di tecnologie di rendering sempre più sofisticate sia nella fase dell’ideazione che in quella realizzativa.

E che ha portato a soluzioni sorprendenti: dalla struttura lignea installata nel 2000 nella sede del PS1 a Long Island, il cui modello in scala ridotta è in mostra dal 2006 al MoMa di Ney York; all’avveniristico ingresso del Barclays Center a Brookling (2012), realizzato in modo quasi “sartoriale” componendo 12 mila pannelli tutti tra loro diversi; al Flotsam & Jetsam di Miami, un luogo di socialità le cui strutture in materiali innovativi (fibra di carbonio, bamboo) sono state letteralmente “stampate” da sistemi robotici.

Anche nell’ideazione del nuovo grattacielo a Manhattan, la modellizzazione ci ha consentito di studiare soluzioni che, per qualità e disegno, fossero in sintonia con gli storici edifici circostanti. E non a caso, uno dei materiali scelti per la facciata sarà la terracotta, la stessa utlilizzata nell’installazione Wave/Cave presentata a Milano.

Insomma, dalla dimensione micro a quella macro, sostengono i fratelli Sharples, l’incontro tra tecnologia 3D e un nuovo approccio artigianale può far nascere qualcosa di assolutamente nuovo. E soprattutto, apre all’architetto la possibilità di svolgere un ruolo più ampio, come responsabile sia dell’ideazione che della realizzazione dei propri progetti. E del resto, non era questa la lezione dei grandi del passato, da Brunelleschi a Leon Battista Alberti?

(Testo di Laura Ragazzola – Foto di Ludovica Mangini)