Progetto di Michele De Lucchi
Team di progetto Alberto Bianchi (capo progetto)
Con Simona Agabio
Collaboratori Greta Corbani, Alessandra De Leonardis, Alessandro Ghiringhelli
Foto di Alessandra Chemollo
Testo di Antonella Boisi

“Una giovane coppia, lei psicologa e lui imprenditore: mi hanno chiesto di disegnare la loro casa; e in un esercizio di introspezione psicologicaè stato divertente scoprire cosa pensano di diverso rispetto a me quando avevo la loro età ed ero nella medesima condizione di capire come ‘spendere’ la vita”.

Michele De Lucchi, un nome che non ha bisogno di presentazioni sul palcoscenico internazionale del progetto, ha riavvolto qualche flash back random intorno al tema da sviluppare: “Il ricordo dell’immagine dell’azienda agricola ottocentesca, nella frazione di Busseto in cui è nato Giuseppe Verdi, che fu ambientazione del film Novecento di Bertolucci. E quello degli interni da me abitati, tutti con la presenza di una loggia – a Vicenza bambino dai nonni, a Padova coi genitori, ad Angera ora – una figura che ho poi ripreso come elemento progettuale a Palazzo Litta e negli interventi in Georgia dove è presenza ricorrente”.

“Sono partito da qui” spiega “per ordinare il ‘tempo della vita’ di un ruvido laboratorio di pasticceria nel centro di Milano, nato in fasi successive, dopo la guerra, al piano terra di un palazzo d’inizio secolo. Nelle sue casualità distoniche rendeva già percepibile una grande potenzialità: la possibilità di realizzare un patio interno privato a cielo apertoche è diventato il cuore dell’abitazione, sul quale si affacciano tutti gli ambienti e ruota la composizione architettonica. Un centro gravitazionale e di relazione, anche con la natura, che riporta all’attenzione gli eventi atmosferici e si presta a stimolare una dimensione estroversa e non artificiale”.

Superato l’ingresso principale dal cortile condominiale, la ‘scatola’  rettangolare, bucata al centro dalla corte segreta sulla quale attestano le aree del vivere quotidiano, svela subito chiarezza distributiva: dalla bussola d’entrata, che disimpegna sui lati rispettivamente una camera-ospiti con servizi dedicati e un ambiente studio, si raggiunge la baricentrica sala tv aperta da una parte sulla stanza con camino e dall’altra sul pranzo (comunicante a sua volta con l’ambiente cucina) connotato dalla presenza della scala lineare ed essenziale, in ferro e legno, che scende in un piano interrato per accogliere la zona fitness e i locali di servizio.

Infine, la zona notte articolata con una master room dotata di due cabine armadio e bagno e con altre due camere, relazionate, con un disimpegno foderato di librerie, alla sala con camino. “Nell’addizione di parti compiute in una sintesi d’insieme che è diventata questo palcoscenico domestico” continua De Lucchi “ho riflettuto sul fatto che la modalità di gestione del processo decisionale si impara col mestiere, perché non diventi imposizione da una parte o dall’altra.

All’inizio discutevo molto con i committenti e ci rimanevo male. Sarà che la barba aiuta, ma ho maturato la consapevolezza, molto confortante, che tutte le scelte sono, in ogni caso, contingenti perché seguono due grandi regole: sono la derivazione di un’immaginazione e si relazionano alle condizioni di quel momento, anche in termini di certezze. Sai che se introduci degli elementi che modificano l’immaginazione puoi arrivare ad altre decisioni.

Non a caso ho pensato alla casa di una coppia in crescita e a come ritagliare due stanze per bambini futuri, che, in una superficie di 450 mq più 75 di patio, ci stanno. Certo, resta da calibrare quanto in profondità nell’intimitàil progetto possa andare, proprio in virtù del fatto che la casa è il palcoscenico nel quale recitare la propria esistenza. E se il palcoscenico non è adatto a recitare il ruolo che hai in mente per te stesso non ti piacerà mai e non sarà mai usata a fondo”.

Per questo progetto generoso e fertile, De Lucchi ha messo in scena una cornice robusta, non solo rinforzata strutturalmente, ma resa tangibile soprattutto nei materiali adottati che sanno di durevole, ben fatto, modellato: legno di larice per i pavimenti e di rovere per l’arredo e le porte interne; bronzo per gli infissi.

Di fatto, ogni spazio e ogni presenza partecipano alla narrazione di una solidità anche interiore molto forte, nel rispetto del genius-loci e delle sue sedimentazioni più interessanti. Così diventano ‘fili’ che si intrecciano intorno al patio le finestre e le portefinestre, tutte nuove e unificate nella forma, ma a partire da un elemento di riferimento autentico, quell’arco ribassato trovato in loco, ricostruito secondo tecniche tradizionali.

Come le ringhiere in metallo decorate della loggia superiore, rifatte sulla base del modello originale. Rappresentano segni e segnali di memoria. Alla stregua di quei muri che, accanto alle pareti finite a intonaco a calce, riscoprono l’identità del mattone lasciato a vista con la tecnica della sagramatura, una mano di calce di livellamento e chiusura di tutte le fughe  a impedimento di infiltrazioni.

O ancora, delle porte interne, le cui quadrettature in rovere e vetro riprendono l’abaco dei serramenti riproposto con modalità contemporanee. I soffitti ripropongono invece in molti ambienti il sistema di travatura lignea alla Sansovino, di eredità lombardo-veneta, con un’alternanza molto ravvicinata di porzioni piene-vuote degli elementi. Soltanto nelle boiserie a pannelli che vestono le cabine armadio, il legno è stato artefatto, laccato, e accostato a fondali vetrati o a specchio, per dilatare la percezione degli spazi e raggiungere un maggiore equilibrio.

“Il legno è un bel materiale, ha profondità formale e sentimentale” riconosce De Lucchi “ma va ben dosato per evitare l’effetto da chalet rustico di montagna”. Il progetto d’arredo ha seguito i medesimi parametri di riferimento. Pochi e selezionati i pezzi, il tavolo da pranzo dalle gambe tornite, lampade e oggetti disegnati dall’architetto che hanno riempito le nicchie delle librerie.

“C’è molto della mia ricerca portata avanti, dopo il 1990, quando ho iniziato Produzione Privata, uno di quei casi in cui la parola ha trascinato l’idea: voglia di sperimentare fuori dal sistema del mercato e dal catalogo delle aziende. Sottsass diceva: con Memphis l’industria è al servizio del designer e non viceversa. Nel mio, continuo un’idea di design che è sempre più legata all’artigianato, al saper fare tradizionale e alle piccole serie. In trasferta nel campo dell’architettura, anche quando i fornitori non sono gli stessi, le linee-guida, dal sistema del disegno alla campionatura alla realizzazione, lo sono sempre”.

Ecco perché alla fine questa casa ‘ovattata’ senza ostentazione, dall’atmosfera rilassante e silenziosa, quasi sospesa, invecchierà benissimo.

 

Antonella Boisi

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Controcampo della promenade di distribuzione interna alla master room. Alla continuità visiva e all’unitarietà dell’ambiente, contribuisce la pavimentazione uniforme in legno di larice (Merelli). E il disegno delle porte in rovere e vetro che riprendono figurativamente l’abaco degli infissi esterni in bronzo. In primo piano scorcio del bagno, con boiserie, lavabo di Flaminia, rubinetteria Stella.
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Schizzo di progetto riferito alla figura di riferimento compositivo e ispirazione elettiva rappresentata dal patio sovrastato dalla loggia.
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Focus sulla zona pranzo con il tavolo dalle gambe tornite in legno e ferro bianco, realizzato appositamente su disegno e corredato di sedie e luci a sospensione di Produzione Privata. Nella zona living comunicante, in primo piano, divano di Baxter.
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La generosa e luminosa cucina, con il soffitto segnato dal sistema di travatura lignea alla Sansovino, ricorrente anche nella zona notte. Si nota l’infilata delle portefinestre ad arco ribassato. Cucina ad isola di Arc Linea. Tavolo di recupero e sedie di Alias.
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L’area-bussola d’ingresso con la First Chair di De Lucchi per Memphis (1983) e la parete finita con la tecnica della sagramatura, che lascia a vista il mattone. Sul fondo, due pezzi di Produzione Privata: composizione di sedute-sgabelli Bisonte (2005); attaccapanni Tanti Saluti (2011), entrambi in multistrato di betulla.
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Scorcio della master room. Lampada a parete di Artemide.