Giulio Iacchetti il ‘designer democratico’, il capitano della nuova generazione di designer italiani, il simbolo di un modo silenzioso di progettare la quotidianità, meno concentrato sul segno degli oggetti e più attento ai significati antropologici delle cose.

Lo abbiamo visto conquistare la notorietà nel 2005 con l’operazione Design alla Coop, volta a portare nei supermercati una serie di prodotti di uso quotidiano ‘disegnati’ ma di costo contenuto.

È diventato poi protagonista, nel 2008, di Oggetti disobbedienti, mostra-manifesto dei suoi progetti di ricerca, “quelli che resistono alle logiche del consumo e che si ribellano alla definizione di prodotti di design e ambiscono ad essere qualcos’altro” (Silvana Annicchiarico): la traccia di un percorso culminato quest’anno nella mostra Cruciale, indagine sulla forma della croce intesa come simbolo portatore di significati religiosi Giulio Iacchetti il ‘designer democratico’, il capitano della nuova generazione di designer italiani, il simbolo di un modo silenzioso di progettare la quotidianità, meno concentrato sul segno degli oggetti e più attento ai significati antropologici delle cose. È diventato poi protagonista, nel 2008, di Oggetti disobbedienti, mostra-manifesto dei suoi progetti di ricerca, “quelli che resistono alle logiche del consumo e che si ribellano alla definizione di prodotti di design e ambiscono ad essere qualcos’altro” (Silvana Annicchiarico): la traccia di un percorso culminato quest’anno nella mostra Cruciale, indagine sulla forma della croce intesa come simbolo portatore di significati religiosi occhiali da lettura, perfettamente simmetrici in modo che possano essere indossati in qualunque verso li si prenda (grazie anche alle lenti con medesima graduazione). Infine, la collezione Travelling composta da vari modelli di borse, che in comune hanno la rettangolarità e l’estrema pulizia formale ottenuta riportando all’interno tutti i sistemi di regolazione. Realizzate in morbido materiale sintetico, sono tutte dotate di un fondo rigido che permette e facilita l’appoggio a terra senza perdere i vantaggi di un accessorio comodo e avvolgente da indossare. L’impiego di un particolare tessuto chiaro per il rivestimento interno delle borse è un diretto richiamo alle pagine bianche del taccuino Moleskine; succede così che la patella della borsa Messenger, al centro della collezione, una volta aperta diventi proprio una grande pagina bianca su cui scrivere liberamente, consentendo la personalizzazione dell’oggetto da parte dell’utilizzatore. Altrettanto libera e versatile è l’integrazione degli accessori che si agganciano facilmente all’interno tramite velcro; queste comprendono tasche multiuso di varie dimensioni e lo storage panel Moleskine, una sorta di scheletro in materiale resistente disegnato per essere inserito anche nelle borse Utility, Tote e Zaino. Con il progetto Moleskine Giulio Iacchetti esprime la vocazione che gli è più consona, quella di industrial designer, di progettista di oggetti di grande tiratura (decine di migliaia di pezzi per ogni tipologia), che proprio perché destinati alla grande distribuzione e a un uso allargato (tutti utilizzano penne e borse da lavoro) risultano per loro stessa natura democratici. “Non c’è differenza” spiega il designer “tra gli ‘oggetti disobbedienti’ nati dai miei lavori di ricerca e quelli apparentemente più ‘ubbidienti’ che progetto per l’industria. Come per la Coop anche con Moleskine si realizza un percorso di disubbidienza al canone che vorrebbe che tutto ciò che viene definito tragicamente ‘di design’ sia per pochi in termini di prezzo al pubblico e di comprensione del progetto. Moleskine è da sempre un brand popolare e diffuso in tutto il mondo; il valore del design non si può esaurire con una griffe, ma solo attraverso un attento processo di definizione dell’idea nel percorso verso il prodotto definitivo con un’attenzione spasmodica ai costi, alla funzionalità, alla piacevolezza della forma”. E se gli si chiede di fare il punto su un percorso che quest’anno sembra avere esaudito pienamente le sue aspettative, sia professionali che personali, risponde: “Sono sempre un po’ più in là rispetto alle cose che succedono e che sono avvenute. Il mondo del progetto è un fiume che scorre e non ci sono approdi; sento di essere immerso totalmente in questo fluido e mi piace pensare di non poter decidere la direzione della corrente e il punto del prossimo approdo. Vedo scorrere con me tante cose, suggestioni, idee che generano altre idee, e tutto si mescola senza soluzione di continuità. Si comincia a discutere di progetti e si finisce sempre a parlare della vita e del valore incommensurabile di essere qui e ora, con il desiderio sempre più incontenibile di poter raccontare un giorno al mio bambino la favola del mondo”.